Al presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, gli viene posta sempre più frequentemente quando avverrà il picco del Coronavirus.
Ma Brusaferro dice che non è possibile fare una previsione ad oggi, non c’è un modello assoluto a cui fare riferimento, il problema è che ogni epidemia è diversa e ogni territorio è diverso e risponde con misure differenti e comportamenti propri.
Il professore di Igiene presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Firenze, Paolo Bonanni, spiega che il picco si calcola sulla base del valore di R con zero, che è il “tasso di contagiosità” che per questo virus abbiamo visto stare tra 2,5 e 3. Questo vuol dire che mediamente ogni persona (in una popolazione non immune come la nostra ora) ne infetta da 2 a 3. Questo valore in parte dipende dalle caratteristiche biologiche del virus e dal livello di densità della popolazione, cioè quante persone si incontrano, per quanto tempo, quanto a lungo.
Dice anche che il distanziamento sociale fa in modo che, pur rimanendo inalterate le caratteristiche biologiche del virus, si riduca il picco in altezza, cioè la diffusione del contagio. È molto importante però spostare il picco più in là nel tempo, in modo che si dia tempo al sistema sanitario di reagire, di avere posti liberi perché le persone sono nel frattempo guarite. Infatti è sicuro che operare con un picco di moltissimi casi in pochi giorni rende purtroppo più alto anche il valore della letalità.
Molti puntano sulla stagionalità del Coronavirus ma, come afferma Bonanni, non ci sono dati che attualmente confermano la cosa. Esistono anche dei modelli matematici riguardanti la presunta data del picco, però non si possono divulgare, in quanto si sa poco sul virus e di conseguenza non si sa quanto possano essere affidabili, per cui, per evitare un inutile allarmismo, sono solo a disposizione di chi gestisce l’emergenza.
Sicuramente il contenimento del virus dipende dal nostro comportamento, se le persone continuano a vedersi nonostante i divieti saranno responsabili di un aumento notevole del numero dei casi e purtroppo anche dei morti.
Bonanni conclude dicendo che potremmo stare tranquilli quando vedremo una sostanziale riduzione del numero dei casi anche negli altri Paesi.
Le misure vanno mantenute per un tempo significativamente lungo per poter essere sicuri che l’epidemia non riprenda, purtroppo un altro problema è la non-sincronia dei focolai epidemici in tutto il mondo. E purtroppo non si può contare nemmeno sull’immunità di gregge in quanto i guariti dal Coronavirus sono di numero nettamente inferiore rispetto alla popolazione italiana.
Coronavirus: quando arriverà il picco?
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