L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha autorizzato tre nuove sperimentazioni cliniche su farmaci per il trattamento della malattia Covid-19.
Si studieranno due farmaci biologici, emapalumab e anakinra, che saranno utilizzati in quattro ospedali italiani per valutarne l’efficacia e la sicurezza.
Saranno sperimentati su 54 pazienti e verrà valutata la capacità dei due farmaci nella riduzione del distress respiratorio nei pazienti con Covid-19.
È stato autorizzato anche, uno studio su un farmaco già in uso per l’artrite reumatoide (sarilumab) e uno studio con il farmaco tocilizumab ( farmaco per l’artrite ) in casi precoci e gravi.
Si legge in una nota che lo studio Sobi.IMMUNO-101 è uno studio di Fase 2/3, randomizzato, in aperto, a 3 gruppi paralleli, multicentrico, con questo si valuterà l’efficacia e la sicurezza di somministrazioni endovenose di emapalumab, un anticorpo monoclonale anti-interferone gamma, e di anakinra, un antagonista del recettore per la interleuchina-1(IL-1), messi a confronto con terapia standard, nel ridurre l’iper-infiammazione e il distress respiratorio in pazienti con infezione da SARS-CoV-2.
Nella nota si legge anche che lo studio Sarilumab COVID-19 è uno studio di Fase 2/3, randomizzato, in doppio-cieco, controllato rispetto a placebo, per valutare l’efficacia e la sicurezza di somministrazioni endovenose di sarilumab, un antagonista del recettore per la interleuchina-6 (IL-6), autorizzato in Italia per il trattamento dell’artrite reumatoide.
Si parla anche dello studio RCT-TCZ-COVID-19 è uno studio indipendente effettuato soltanto dall’Azienda unità sanitaria locale-Irccs di Reggio Emilia.
Si tratta di uno studio randomizzato di fase 2 in aperto a due braccia in cui, in pazienti con polmonite da Covid-19, viene confrontata la somministrazione precoce del tocilizumab (un inibitore dell’interleuchina IL-6) verso la somministrazione del tocilizumab all’aggravamento.
Si è approvato la sperimentazione di questi nuovi farmaci per cercare di aumentare le armi terapeutiche contro il Coronavirus, in attesa del vaccino.
Sul vaccino stanno lavorando in vari Paesi su 44 diversi progetti.
Al momento, alcuni farmaci già utilizzati per altre patologie hanno dimostrato di essere efficaci: è il caso di alcuni medicinali antimalarici e anti-Aids, che sono a totale carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn).
In più si sono avviati anche varie sperimentazioni su nuove molecole; già utilizzati in Cina per il trattamento dell’infezione da Covid-19.
Infatti sono stati autorizzati anche in Italia i farmaci antimalarici a base di clorochina e idrossiclorochina, anche questi a totale carico del Ssn.
Autorizzate inoltre per lo stesso uso le combinazioni dei farmaci anti-Aids lopinavir/ritonavir, danuravir/cobicistat, darunavir, ritonavir, anche queste a totale carico del Snn.
Il farmacologo Silvio Garattini, afferma che siccome ad oggi non si ha un farmaco specifico per la cura del Covid-19 e vista la situazione di emergenza, si fa riferimento ai farmaci già utilizzati in Cina per questa epidemia, come nel caso degli antimalarici e degli anti-Hiv.
Spettera’, poi al medico di base la
decisione su quale farmaco utilizzare in base alla situazione del singolo paziente. Però per poter affermare che uno di tali farmaci è migliore o più efficace di un altro bisogna attendere i risultati degli studi clinici controllati avviati dall’Agenzia italiana del farmaco Aifa.
Ancora non si hanno conferme sul l’efficacia dei farmaci in uso e le varie combinazioni, infatti sono ancora farmaci sperimentali per i quali sono iniziati gli studi controllati.
Aver provato tali farmaci su pochi casi non basta a dichiararne la loro efficacia, così come non è bastata agli stessi ricercatori cinesi non hanno ancora pubblicato i risultati sui farmaci impiegati.
Quindi per il momento si utilizzano le molecole disponibili in una condizione di emergenza, in attesa che le sperimentazioni provino ciò che è più indicato ed efficace.
Attualmente, le terapie indicate dall’Oms come più promettenti, restano la combinazione di farmaci anti-aids Lopinavir/Ritonavir (prescrivibili ora anche dai medici di famiglia per la cura dei malati a domicilio) e del farmaco antivirale Remdesivir, sviluppato per la malattia da virus Ebola.
Mentre una speranza in più, potrebbe arrivare anche dal plasma dei pazienti guariti, approccio utilizzato in Cina: un progetto di ricerca tra Toscana LifeSciences e Spallanzani, si cloneranno gli anticorpi da pazienti convalescenti per sviluppare una cura e un vaccino.