sviluppo cognitivo infantile
Jean Piaget è stato uno psicologo, biologo, pedagogista, filosofo svizzero e anche una figura di riferimento per quanto riguarda lo studio dello
sviluppo cognitivo infantile; infatti lui dedicò tutta la sua vita allo studio dell’infanzia e che addirittura studio’ i suoi stessi figli per capire le fasi del loro sviluppo.
Inoltre, insieme a Lev Vygotskij, psicologo e pedagogista sovietico, padre della scuola storico-culturale, è uno dei padri del costruttivismo.
Secondo Jean Piaget la divisione dello sviluppo cognitivo infantile può essere divisa in quattro diversi stadi e proprio grazie a questa sua teoria, Piaget,
cercava il modo di spiegare lo sviluppo generale dei bambini.
Ma bisogna precisare che anche se la classificazione di Piaget è da considerarsi una guida utile per capire come si sviluppa la capacità
logico-matematica durante l’infanzia, siccome tralascia alcuni aspetti importanti, non può essere considerata uno teoria dello sviluppo generale.
Tempo fa, molti psicologi credevano che lo sviluppo infantile, fosse il risultato di un fenomeno cumulativo in cui si generavano nuovi comportamenti e
processi cognitivi. sviluppo cognitivo infantile
Invece, secondo la teoria di Piaget, lo sviluppo era basato su passaggi qualitativi, quindi il bambino accumula delle capacità, però nel corso del tempo
prima o poi cambierà il suo modo di pensare in maniera qualitativa.
Sempre Piaget inizialmente identifico’ tre fasi dello sviluppo cognitivo, con una serie di fasi secondarie, e poi in seguito quattro.
Questi stadi sono: sensomotorio, preoperatorio, operatorio concreto e operatorio formale.
Stadio sensomotorio sviluppo cognitivo del bambino
Il primo stadio, cioè quello sensomotorio, precede lo sviluppo del linguaggio, ed e’ compreso da 0 a 2 anni.
È caratterizzato dalla capacità riflessa del bambino e il bambino relaziona la capacità percettiva con quella motoria. Nella mente del bambino esistono
solo concetti pratici, cioè come saper cosa fare per mangiare o per attirare l’attenzione della madre.
Così a poco a poco, il bambino generalizza gli eventi dell’ambiente e crea schemi sul funzionamento del mondo. sviluppo cognitivo infantile
Grazie all’insieme di questi schemi, il bambino capisce il concetto di permanenza dell’oggetto, capisce che gli oggetti esistono in qualità di entità esterne.
Infatti il bambino prima di aggiungere questa idea nei suoi schemi, se il bambino non potesse vedere, sentire e toccare un oggetto, penserebbe che non esiste.
Inoltre questa fase finisce con la comparsa del linguaggio che comporta un cambiamento profondo nelle capacità cognitive del bambino.
È accompagnato dalla funzione semiotica, la capacità di rappresentazione dei concetti attraverso il pensiero.
Così il bambino passa dall’avere una mente esclusivamente pratica a una mente che può agire anche a livello rappresentativo.
Stadio preoperatorio
Lo stadio preoperatorio, è fase compresa dai 2 ai 7 anni; è da considerarsi anche un periodo di transizione in cui il bambino inizia a lavorare con la sua capacità semiotica.
Anche se ha già raggiunto un livello di rappresentazione, la sua mente è ancora molto diversa da quella di un adulto.
Infatti il bambino è egocentrico, i suoi pensieri sono tutti focalizzati sulla sua persona, non riesce a distinguere la dimensione fisica da quella psichica e quella oggettiva da quella soggettiva.
Il bambino pensa che la sua esperienza di vita soggettiva sia la realtà oggettiva di tutti gli individui e con ciò si denota l’assenza della teoria della mente.
Invece, il bambino dai 4 anni in poi, abbandona l’egocentrismo e sviluppa la teoria della mente.
Sempre in questo stadio, il bambino fatica a capire che il mondo è mutevole; è capace di capire gli stati della materia, ma non le trasformazioni.
È possibile capire questo concetto appena detto con un semplice esempio, se mostriamo ad un bambino di quest’età un bicchiere pieno di acqua e
poi travasiamo l’acqua in un bicchiere più stretto e più alto, il piccolino sarà portato a pensare che la quantità d’acqua sia maggiore, poiché non
riesce a capire che cambiare il contenitore non ha modificato la quantità della materia.
Stadio operatorio concreto
Lo stadio operatorio concreto è il periodo compreso dai 7 ai 12 anni circa.
Il bambino non ha più la piena fiducia nei sensi che aveva prima, sviluppa diversi concetti, come quelli che la trasformazione della forma non altera la quantità della materia.
Inizia, anche, a costruire un pensiero logico basato su categorie e relazioni lontano dai dati percettivi.
Il bambino oltre a capire le trasformazioni, capisce anche che possono verificarsi in senso contrario, tipo aggiungere invece di togliere.
È da ritenersi un progresso importante la capacità di svolgere queste operazioni rappresentandole nella mente, senza dover usare oggetti materiali.
Pur se il bambino riesce a controllare le operazioni e la logica, può realizzarle con oggetti che sa come si comportano.
Ma non sa teorizzare su tutto ciò che non conosce o esula dalle sue conoscenze percettive; infatti questa capacità verrà raggiunta nello stadio successivo.
Stadio operatorio formale
Lo stadio operatorio formale è l’ultimo stadio dello sviluppo in cui il bambino diventa adulto a livello cognitivo.
Infatti, il bambino, riesce ad acquisire il pensiero scientifico; quindi non solo è capace di ragionare sulla realtà, ma anche sulle possibilità.
Questo periodo è caratterizzato dalla capacità di fare ipotesi e di esaminare le possibili conseguenze di queste ipotesi.
Il bambino riesce a perfezionare i suoi processi di prova, in più non riesce ad accettare opinioni senza prima sottoporle ad esame critico.
Inoltre, da questo momento in poi, il bambino inizia ad acquisire nuove conoscenze e strumenti intellettuali e ciò gli consente di diventare
un adulto competente all’interno della società.
Secondo lo studioso non ci saranno poi altri salti qualitativi, il bambino potrebbe essere più veloce o preciso nelle operazioni mentali, però bisogna
considerare il fatto che il suo modo di pensare non cambia.
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