Sindrome da burnout
Si definisce sindrome da burnout, la sensazione di disagio dovuta a causa di uno sforzo eccessivo procurato dal lavoro.
Questo disagio si verifica in una persona quando è sottoposta direttamente a uno stress molto intenso e/o prolungato nel tempo, fino a
quando questa pressione finisce per essere di gran lunga superiore alle sue risorse, e quindi difese psicologiche, per poter essere affrontata correttamente.
Questo “disturbo” ha un’incidenza più alta nei lavori di sostegno o di aiuto: medici, infermieri, psicologi, ecc…
La persona interessata dalla sindrome da burnout può manifestare diversi sintomi, uno più comune e riconoscibile è la demotivazione, in grado di provocare
una diminuzione della qualità e quantità degli aiuti.
Può essere considerata come uno stato di esaurimento fisico, emotivo e mentale generato dal prolungato ed eccessivo coinvolgimento in situazioni
emotivamente molto impegnative.
Una delle autrici più importanti in questo campo, Maslach, la definisce una sindrome dovuta ad una fatica emotiva che causa la perdita di motivazione alla
quale spesso seguono sentimenti di inadeguatezza e fallimento.
Le caratteristiche fondamentali che riguardano la sindrome da burnout sono:
- Stanchezza e spossatezza emotiva: la persona che ne è soggetta, ha la percezione di non essere più capace di prestare aiuto o supporto di qualità al paziente o al familiare, cosa che spesso la fa sentire impotente. Il professionista non riesce più dedicarsi completamente agli altri, si sente stanco e affaticato mentalmente, e sovente anche fisicamente.
- Spersonalizzazione nel trattamento: a causa della stanchezza e spossatezza emotiva, il professionista acquisisce una sorta di indifferenza. Appare più distante con il paziente o il familiare, di conseguenza non svolge il suo lavoro come dovrebbe o come lo farebbe in condizioni ottimali. Sentimenti di fallimento a causa della mancanza di realizzazione personale e/o professionale: con il passare del tempo, accade che il lavoro non dia tanta soddisfazione diversamente di quanto accadeva prima invece; il professionista quindi inizia a provare sentimenti di fallimento o inadempimento. Nascono frustrazione, impotenza, bassa autostima e delusione verso la realizzazione professionale.
Generalmente è un processo non uguale e che che non segue lo stesso ordine in tutte le persone interessate ed inoltre l’evoluzione dei sintomi non è sempre graduale.
Anzi solitamente si verifica una “escalation dei sintomi”, tale che il primo sintomo, a meno che non ci sia un intervento, porta dietro di se tutti i successivi.
Anche se ne sono colpiti molti professionisti ciò non significa che tutti i professionisti che lavorano a stretto contatto con la morte o la malattia debbano avere un esaurimento.
Anzi alcuni di loro, sono fortificati dal lavoro con pazienti che ricevono cure palliative o antitumorali; infatti si dice che essere vicini alla morte insegna a vivere.
Quindi dipende dalle risorse di ogni singolo individuo riuscire a trarre forza da ciascuna situazione che si ci trova a dover affrontare.
Bisogna essere consapevoli del fatto che esistono elementi come esperienze, persone, situazioni, ecc. che non possono essere cambiati o sui quali non si può esercitare un controllo assoluto.
Ciò vale anche per tutti gli avvenimenti che vorremmo fossero accaduti diversamente e che magari ci appaiono ingiusti.
Così, per la salute fisica e mentale propria, è importante e necessario fare una distinzione tra ciò che può e ciò che non può essere fatto; tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere.
Questa presa di coscienza è necessaria per poter evitare e prevenire l’insorgere di sentimenti come impotenza, frustrazione, colpa e rabbia.
È importante accettare che:
- Si è responsabili di ciò che si fa, ma non colpevoli. È possibile sempre scegliere come reagire a quello che succede.
- Tutti abbiamo dei limiti e si ha bisogno di rapporti affettivi con noi stessi e con gli altri.
- Il dolore e la sofferenza è normale che ci possano colpire.
- Le emozioni non possono essere assopite dalla ragione, indipendentemente da lavoro svolto
Per poter curare la sindrome di burnout è possibile far ricorso a due tecniche psicologiche con effetti terapeutici molto efficaci.
Bisogna ricorrere all’accettazione e alla compassione, in grado di diminuire
la tensione e mantenere alte la motivazione e la volontà di indirizzare le proprie energie in modo positivo e quindi prendere decisioni per sé stessi, farsi carico di ciò che si fa senza giustificarsi.
Sia l’accettazione che la compassione consentono di porsi degli obiettivi realistici e realizzabili, e ci affiancano affinché sia possibile raggiungerli.
È importante concentrarsi sull’obiettivo che si vuole raggiungere e non su ciò che si teme.
È necessario venire a conoscenza di informazioni appropriate e investire nella formazione di qualità, tipo specializzarsi in tecniche come la mindfulness,
basata sulla piena attenzione sul momento presente.
È utile sapere che tramite procedure di autoregolamentazione, ovvero strategie che consentono di controllare il proprio comportamento emotivo,
cognitivo e motorio, si è in grado di adattarsi alla situazione e alle circostanze del momento.
È fondamentale recuperare il controllo sulle scelte personali importanti che sono state effettuate, tipo dedicarsi agli altri e/o alla propria famiglia per
poter eseguire il compito scelto nel modo migliore possibile e quindi con più efficacia e con il minor costo emotivo.
Ti potrebbe interessare:
Come combattere la cistite e le recidive con i rimedi naturali
Eliminare il codice a barre con rimedi naturali, super efficaci ed economici.
Palpebre cadenti: rimedio super efficace e naturale al 100%.
