pasta per dimagrire
Per chi vuole dimagrire è consigliabile consumare la pasta al dente.
Bisogna sapere che la pasta è il cibo più consumato dagli italiani, precisamente 26 milioni di essi la mangiano quotidianamente, infatti piace al 99% degli italiani.
Molte persone sono convinte che i carboidrati non devono essere consumati da chi è a dieta, mentre molti nutrizionisti li raccomandano anche se nelle giuste quantità ed
é proprio per questo che anche se si segue una dieta dimagrante la pasta non dovrebbe mai essere esclusa completamente.
Ma il modo migliore di mangiare la pasta è al dente, invece che ben cotta, visto che è più digeribile ed anche perché la pasta meno cotta influisce molto meno sull’indice glicemico.
Il motivo per il quale per dimagrire è meglio la pasta al dente.
Ogni volta che si decide di iniziare una dieta è cosa buona rivolgersi ad un nutrizionista, il quale secondo le caratteristiche della persona, stilerà una dieta adatta alle sue esigenze.
Innanzitutto bisogna sapere che consumare la pasta non è proibito nei regimi dimagranti, l’importante è
mangiarne sempre le giuste dosi.
Di solito la porzione media è considerata 80 grammi di pasta a persona, anche se poi queste quantità possono cambiare in base alle caratteristiche fisiche di ogni individuo.
Quindi, una volta che si sarà determinata la giusta quantità, grazie alle direttive assegnate da un nutrizionista, è molto utile sapere che consumare la pasta al dente anziché
troppo cotta è preferibile se si vuole dimagrire.
Il primo dei motivi di ciò sta nel fatto che la pasta cotta al dente è più facile e veloce da digerire.
Mentre se la si lascia cuocere, anche per errore, qualche minuto in più la digestione ne risente.
Per tanto è possibile dire che la pasta al dente è più digeribile e ha un minor impatto sull’indice glicemico, poiché la pasta meno cotta rilascia meno amido. Inoltre l’assorbimento
del glucosio che va a comporre l’amido è più lento, per cui determina un indice glicemico inferiore.
Inoltre, giacché la pasta al dente deve essere masticata di più, le ghiandole salivari di conseguenza vanno a produrre più ptialina, un enzima che va ad agire sulle catene complesse
dell’amido riducendolo in strutture meno complesse.
Tutto ciò fa si che la digestione sia facilitata; digestione che avverrà successivamente in una parte dell’intestino chiamata duodeno e nel tenue.
Un’altra cosa da dover considerare molto importante è che un minor impatto sull’indice glicemico e una minore stimolazione di produzione di insulina, porterà come
conseguenza diretta un minor impatto sul deposito di grasso nell’organismo.
Invece cuocere troppo la pasta provoca un rilascio di amido che ha come conseguenza un innalzamento dell’indice glicemico ed inoltre una cottura prolungata fa in modo
che l’acqua venga in parte anche assorbita dalla pasta.
Così si avrà sia una pasta poco gradevole, perché non piace quasi a nessuno la pasta scotta e sia poco poco digeribile.
In più l’indice glicemico sarà molto più alto nella pasta scotta rispetto che in quella al dente.
Alla fine la pasta troppo cotta è sconsigliata non solo a chi segue una dieta ma anche ai diabetici.
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