Secondo alcuni recenti studi, esiste un collegamento tra il morbo di Parkinson e l’esposizione al tricloroetilene, meglio noto come trielina.
Grazie alla scienza che con il passare degli anni riesce a compiere passi da giganti in diversi campi, si è potuto raggiungere risultati storici e molto importanti.
Questi risultati non riguardano soltanto a cura di malattie e patologie, ma anche la prevenzione, per i fattori di rischio e per le cause e le conseguenze a questi collegati.
Proprio grazie a delle nuove e recenti evidenze scientifiche, effettuate da università ed esperti del settore, è stato riscontrato un nuovo fattore di rischio legato allo sviluppo del morbo di Parkinson.
Precisamente, in base ad uno studio pubblicato sul Journal of Parkinson’s Disease, condotto da medici e neurologi del Centro Medico dell’Università di Rochester, è risultato
che il contatto e l’esposizione al tricloroetilene, ovvero trielina, potrebbe essere collegato con l’insorgere del morbo di Parkinson.
Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa che crea disordine nei movimenti e che influenza negativamente l’equilibrio personale e le azioni.
Questo disturbo determina una rigidità muscolare che si manifesta mediante tremori, che possono insorgere durante il riposo e lo stato passivo e possono aumentare in caso di ansia
e stress, apportando difficoltà e impossibilità nel compiere determinati gesti o movimenti.
È una patologia conosciuta da più secoli, soprattutto i suoi sintomi e su questa la scienza ha studiato tanto con il trascorrere del tempo, fino ad arrivare a raggiungere traguardi importanti.
Proprio per quanto riguarda i traguardi raggiunti, l’ultimo è rappresentato dal legame esistente tra l’esposizione degli individui al tricloroetilene e il morbo di Parkinson.
Il tricloroetilene è un prodotto chimico ben noto con il nome di trielina; viene usato da sempre nelle industrie e nel commercio per diversi motivi.
Quello più comune è utilizzarlo per eliminare le macchie, rimuovere colla, smalto, inchiostro e vernice.
Però, purtroppo, ciò di cui non tutti sono al corrente è che la trielina è una sostanza tossica, per tanto se adoperata per lunghi periodi, rischia di arrecare dei gravi problemi all’organismo.
Infatti utilizzare tricloroetilene, può arrecare danni al sistema nervoso, ai polmoni e al cuore.
Poi, proprio in base alle ultime ricerche, può diventare un fattore scatenante per il morbo di Parkinson.
In realtà gli effetti derivati dall’eccessivo utilizzo del tricloroetilene sono stati più volte oggetto di ricerche e studi scientifici.
Però solo recentemente, per merito del lavoro di alcuni esperti del settore, questo è stato associato anche al morbo di Parkinson.
La ricerca, che è stata condotta dall’Università di Rochester, ha confermato l’esistenza di un legame tra l’esposizione alla sostanza chimica e la malattia di Parkinson che, negli ultimi
venti anni, ha visto un aumento globale della sua diffusione.
Questo studio poi pubblicato sul Journal of Parkinson’s Disease, non è l’unico a confermare il collegamento del morbo con questa sostanza chimica, poiché
nel maggio del 2023, è stata pubblicata una ricerca sulla rivista accademica JAMA Network che ha esaminato appunto il rischio dell’insorgere della malattia tra i membri del corpo dei
marine nel campo base di Lejeune a contatto, quotidianamente, con questa sostanza chimica.
I risultati dello studio hanno confermato che il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson è altamente superiore nelle persone esposte al tricloroetilene.
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