violenza innata
Secondo uno studio effettuato nel 2014 e pubblicato sulla rivista Nature si è potuto stabilire che la violenza
letale era diffusa nelle comunità di uno dei nostri parenti primati viventi più stretti: gli scimpanzé.
Per tanto potrebbe essere che la violenza era una caratteristica appartenuta all’uomo sin dal nostro ultimo antenato
condiviso con gli scimpanzé, che sarebbe vissuto circa 8 milioni di anni fa.
Secondo David C. Geary, che è uno scienziato cognitivo e psicologo evoluzionista presso l’Università del Missouri
in Columbia, la violenza è un motore di gran parte della storia umana.
Pat Barclay, uno psicologo evoluzionista dell’Università di Guelph in Ontario, afferma che tutti i primi imperi dell’umanità
sono stati costruiti mediante l’intimidazione e la violenza ed inoltre esistono anche le prove di aggressione prima della
storia documentata: ossa con prove di morte violenta, come punte di freccia incastonate o teschi conficcati.
Per tanto è possibile dedurre che la violenza ha preceduto le società complesse e l’ascesa della civiltà.
Bisogna precisare però che i livelli di violenza variano, e durante la storia sono variati, in modo significativo tra
le culture e le comunità.
Quindi la violenza può essere aumentata o ridotta notevolmente nella nostra specie.
Ad esempio, i popoli nomadi, tendono ad avere livelli più bassi di letale violenza umana interpersonale, mentre
epoche piene di società inclini al saccheggio e alla conquista, possedevano livelli più alti.
Così come la moderna cultura americana che la si può considerare più violenta messa a paragone con la maggior
parte di quelle europea.
In più, in alcune particolari società, metà della popolazione muore violentemente per mano di altri uomini.
Mentre in altre società, la violenza fisica è molto rara, infatti basta pensare al Giappone moderno.
Richard Wrangham, professore di ricerca presso il Dipartimento di Biologia Evoluzionistica dell’Università di Harvard, ha
parlato di una distinzione di “due tipi” di aggressività nell’evoluzione umana: proattivo e reattivo.
La violenza proattiva è stata storicamente associata alla conquista, quando un gruppo è determinato a prendere
le risorse o la terra di un altro.
Mentre, la violenza reattiva, di conseguenza, può essere descritta come la risposta diretta a tale aggressione.
Inoltre la violenza ha la tendenza a generare violenza, ciò significa che le culture in cui il conflitto è comune
hanno grandi probabilità di sperimentare la violenza generazione dopo generazione.
Per cui la violenza viene “trasmessa” tipo come una malattia contagiosa, questo è quanto afferma l’epidemiologo
dell’Università dell’Illinois Gary Slutkin. Anzi, anche le persone nelle comunità più progressiste e pacifiche sono capaci di violenza.
Infatti pure le persone ordinarie e legali possono trasformarsi velocemente in violente una volta che le condizioni cambiano.
Così come alcune persone molto antipatiche possono mostrare gentilezza. Purtroppo non c’è modo di capire e stabilire il perché una persona agisca in modo violento ed e’ proprio questo un problema molto complesso.
Per finire è certamente molto più facile compiere atti violenti se l’individuo che commette la violenza è distaccato dalle vittime; precisamente è molto più semplice premere un pulsante per lanciare un missile nucleare che sferrare fisicamente e in modo diretto un colpo mortale.
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