In questi ultimi giorni milioni di persone si trovano in isolamento, causa misure restrittive emanate dal governo, costrette a condividere il loro quotidiano con due compagni indesiderati e cioè panico ed ansia; causati da un nemico invisibile Covid-19.
Questo virus è diventato il protagonista assoluto di un momento storico molto delicato, in cui il singolo è chiamato a combattere per se stesso e per la collettività; è riuscito a stravolgere ed invadere gli spazi, abitudini, storie e persone.
L’emergenza Coronavirus esplosa già all’inizio dell’anno, non è più soltanto sanitaria ma anche psicologica, oltre che economica e sociale. A tutto ciò si aggiunge la mancanza di certezze, anzi l’unica cosa certa è che esiste l’incapacità di individuare un avversario tanto piccolo quanto insidioso e letale.
Restare a casa, in questo momento è sinonimo di angoscia, paura terrore costante di ascoltare i numeri delle cronache; con la paura che questi numeri possano riguardarci ancora più da vicino.
In realtà tutti vivono questi sentimenti, nessuno è escluso purtroppo è alla fine si può dire che effettivamente non si è poi così tanto soli.
Bisogna capire che il cuore non deve cedere all’individualismo del dolore.
Ci sono tante persone che hanno perso un loro caro, che hanno perso il lavoro e la stabilità, molti hanno avuto concesso dello smart working, altri a cui questa possibilità non è stata concessa.
Purtroppo tutto ciò non riguarda il singolo ma tutta la collettività.
Ci sono persone che piangono pensano ai propri cari: figli, genitori lontani, da soli e forse anche ammalati.
Altre invece che piangono per ciò che resta fuori la porta di casa propria cioè:
amici, amori, guadagni e progetti. Tutto bloccato fino a nuovo ordine.
È difficile stabilire chi soffre di più, tutti e nessuno, ciascuno con la propria anima, il proprio pianto, il proprio dolore ma comunque insieme anche nell’assenza. Nessuna si deve sentire lontano e dimenticato quando si chiude la finestra, e si spegne anche l’ultima luce della sera.
L’importante è capire se aggrapparsi al fatto che tutto passa e tutto scorre e che primo poi ci sarà il ritorno alla normalità. Bisogna pensare a ciò per non finire nell’abisso della depressione.
Coronavirus e isolamento
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