Se tutto andrà bene, a novembre le prime dosi del vaccino saranno disponibili anche in Italia, che però potranno essere somministrate a categorie ristrette di persone, quindi al personale sanitario e ai soggetti a rischio.
Mentre nei mesi successivi il vaccino avrà una diffusione di massa.
Questa è una notizia trapelata dall’Unione europea, però fino a quando la sperimentazione non sarà completata, non ci sono certezze.
Ha reso noto un alto funzionario della Commissione Europea, che il vaccino contro il Coronavirus, sviluppato da AstraZeneca, dovrebbe arrivare sul mercato a novembre e che ha siglato di recente un contratto con la casa farmaceutica.
In particolare la Commissione europea, ha siglato un contratto per 300 milioni di dosi, più altre 100 milioni opzionate; ed esistono trattative in corso anche per altri vaccini, la cui sperimentazione è in fase avanzata (Sanofi, Johnson & Johnson, CureVac e Moderna).
Inoltre una notizia pubblicata dal New York Times: Cdc, l’autorità sanitaria federale Usa, ha avvisato tutti gli Stati affinché si preparino alla distribuzione di un vaccino (anzi, di due potenziali vaccini) a fine ottobre.
Precisamente Trump ha riposto molte aspettative su Moderna, il secondo dovrebbe essere quello di Pfizer.
Invece, gli Usa, hanno investito 1,2 miliardi di dollari per il vaccino di AstraZeneca.
Però questa operazione americana è stata guardata con sospetto, a causa della tempistica, che sembra aiutare la campagna elettorale di Trump, visto che a novembre ci sono le elezioni presidenziali.
La Casa Bianca ha smentito di avere fatto pressioni Fda (l’ente governativo che regolamenta i farmaci in Usa). E anche Anthony Fauci, l’immunologo della task force della Casa Bianca, ha spiegato che il vaccino potrebbe essere pronto prima del previsto.
Inoltre il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha detto che ultime ore era stato reso definitivo il contratto tra la Commissione Europea e AstraZeneca e le prime dosi, per tanto se il vaccino dovesse essere confermato come sicuro, saranno già disponibili entro la fine del 2020.
In più c’è la corsa del vaccino russo (secondo Putin già pronto) e di alcuni candidati cinesi (per uno è iniziata la somministrazione ai militari), l’ottimismo rimbalza tra Europa e Usa ed è inatteso. Molti scienziati comunque invitano alla cautela, poiché saltare alcuni passaggi della sperimentazione è pericoloso. Quando si parla del vaccino di AstraZeneca ci si riferisce a un progetto in cui il ruolo di una eccellenza italiana è fondamentale.
Precisamente si tratta di una partnership che mette insieme l’Università di Oxford, Irbm, società di Pomezia che fa ricerca ad altissimo livello, e AstraZeneca, una multinazionale di biofarmaceutica svedese-britannica.
L’operazione è da considerarsi senza precedenti; infatti per la fase 3 della sperimentazione, cioè quella finale, sono stati coinvolti 30mila volontari in Brasile, Sud Africa e Stati Uniti.
E addirittura altri 30mila stanno per essere chiamati in causa in Asia e in altri paesi del Sud America.
Visto che i primi risultati sono promettenti e la produzione è cominciata, le dosi saranno buttate se la sperimentazione non andasse come si spera e la validazione venisse negata.
Piero Di Lorenzo, presidente di Irbm dice che se il vaccino dovesse risultare efficace, a novembre le prime dosi saranno disponibili.
Ma bisogna sapere che non esiste alcuna accelerazione, non ci sono pressioni politiche e sicuramente ogni decisione dipende dai riscontri scientifici.
Coronavirus: la Ue dice che il vaccino sarà pronto già a novembre ma solo per le categorie a rischio.
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